Caccia ai tesori nascosti di Roma by Ilaria Beltramme

Caccia ai tesori nascosti di Roma by Ilaria Beltramme

autore:Ilaria Beltramme [Beltramme, Ilaria]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


un po’ di storia

Estate 1849. È più o meno la fine di giugno. Roma, senza papa, guidata da un triumvirato (Mazzini, Armellini e Saffi), è sconvolta dagli attacchi dei francesi che mirano alla distruzione della resistenza messa in atto dai repubblicani. Le truppe di ribelli romani sono asserragliate al Gianicolo. Sotto, da via Aurelia Antica al Casino dei Quattro Venti, fatta eccezione per la Villa del Vascello difesa da Giacomo Medici, le truppe di Oudinot stanno guadagnando terreno, una posizione dopo l’altra. Il colle che sovrasta Trastevere è un boccone troppo ghiotto. Chi lo conquista avrà via libera per controllare il territorio e sufficiente protezione per scardinare la resistenza. La battaglia, inutile dirlo, è infuocata.

Garibaldi e i patrioti si muovono come un sol uomo, si scapicollano da un blocco all’altro, risolvono scaramucce, pianificano strategie di difesa. Nel frattempo i contatti con la diplomazia francese sono serrati. A partire dal 13 giugno, però, i nemici cominciano a cannoneggiare sistematicamente le mura della città per fare breccia. Ce la faranno soltanto il 30 giugno, quando, come da proclama del triumvirato, “l’Assemblea costituente romana cessa una difesa divenuta impossibile, e sta al suo posto”. Ma in due settimane dall’inizio dei bombardamenti i proiettili e le palle di cannone – subito soprannominate “Pio IX” dai romani che non possono fare a meno di considerare anche la morte sotto il punto di vista della satira – scavalcano spesso e volentieri le alture del Gianicolo per sconfinare a Trastevere e poi anche oltre il fiume, dove, guarda caso, a metà traiettoria si trovava l’Isola Tiberina, un’isola nata dal relitto di una nave romana che trasportava i simulacri del dio della medicina.

In una mattina estiva, di quelle che arroventano Roma fin dalle prime luci dell’alba, i fedeli si erano accalcati al riparo in San Bartolomeo, certi di avere lì dentro il massimo della protezione e l’assistenza di un santo che curava i mali più strani, quindi per forza anche l’attacco francese alla città di Dio. Il proiettile li colse, forse, in preghiera, ma non si andò a incastrare nel muro dove oggi lo troviamo. Capitombolò sull’altare della cappella come se fosse una palla lanciata da un gruppo di bambini scalmanati appena fuori il sagrato. Uno scherzo un po’ blasfemo che, con ogni probabilità, fece comprendere ai parrocchiani che la guerra, anche se portata per reinsediare un papa cacciato, avrebbe comunque mietuto vittime non combattenti, secondo una regola che vale per qualsiasi conflitto, nei secoli dei secoli (amen).



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